Miei cari Regis..
..domenica pomeriggio mi ero svegliato
stanco.. come se il peso di tutto quello che sapevo avrei dovuto fare nel sacro
weekend avesse avuto il permesso di spossarmi prima ancora di averlo affrontato,
liberandomi così dalla responsabilità del fallimento, non troppo distante da
come la volpe, a suo tempo, si comportò innanzi all'uva..
..eppure un successo volevo regalarmelo, volevo donare uno scopo a quel meriggio
slavato senza fagocitarlo nei modi che già conosco per ammazzare il tempo
("mentre il tempo servirebbe vivo" cfr. Ligabue) e così, a dispetto del poco
entusiasmo racimolato quel tanto per partire certo che avrei finito presto, ho
terminato di sbobinare e trascrivere i dialoghi di un film, l'ultimo della
trilogia di Matrix, Revolution..
..perché l'ho fatto?
Ogni frase di quel film è portatrice di un
messaggio in cui "vedo" un codice che ha per me un significato chiaro, eppure
spesso, quando ne parlo con altre persone, è come se avessimo visto film
diversi.. il più delle volte si risolve nell'incasellare la mia passione verso
questa saga come una normale follia infantile e, ironicamente, mi trovo a non
sapere come replicare.. è come se in ogni parola di questa pellicola io sentissi
una musica e dovessi cercare di descriverla a chi non riesce a sentirla, che sia
per sordità o semplice disattenzione..
..come provarci?
Sono il primo a chiedermi in quali aspetti
della mia vita ho preso la pillola blu e in quali la rossa, quindi è la prudenza
che deve imbrigliare l'entusiasmo in ciò che scrivo..
Ognuno sceglie su se stesso che pillola prendere, posso casomai suggerirmi
esempio di un strada che ha come unico scopo la ricerca della verità (o il
"ritorno alla sorgente", per dirla proprio alla Matrix), obiettivo che il
disconoscere non rende meno vero, ne l'illusione di una favola a lieto fine meno
duro..
Percepisco la realtà imprescindibilmente
duale.. uomo donna, dio diavolo, vita morte, carne acciaio, anima macchina,
buono cattivo, ragione sentimento, sesso amore.. l'essere umano ospita in se
stesso una eterna lotta dicotomica verso quale metà schierarsi, e in questa
guerra, inevitabilmente, smarrisce la propria identità..
Secoli di assiomatici "modelli" di giustizia hanno imposto identità artificiali
per nascondere l'uomo stesso dalla rischiosa (perché imprevedibile)
consapevolezza della sua essenza: un "perfetto" spirito divino eternamente
legato ad un "imperfetto" corpo mortale, aventi proprio l'arte, l'estetica, la
qualità, la simmetria, la bellezza.. come ponte tra la ragione, immanente
"scienza dell'atteso", del "previsto", e l'emozione , sperimentale "conseguenza
dell'inatteso", del "postvisto".
Di queste nostre due metà, ciascuna vive nel
confrontarsi con l'altra su cui non ha alcun potere e viceversa, pertanto la
loro lotta si chiude sterilmente su se stessa, il dinamismo è virtuale come un
criceto che corre nella sua ruota chiuso in gabbia.. ogni punto di arrivo è
nuovamente punto di partenza di un percorso che non cambia poiché L'uomo è
"condannato" a provare emozioni e sentimenti.. belli o brutti è indifferente
poiché è il fatto di "sentire" che lo rende diverso da un animale e consapevole
di se stesso.
Entrambe le parti vogliono "esistere", e la scomparsa di una non potrebbe
succedere senza che scomparisse anche l'altra poiché, loro malgrado, vivono
l'una dell'altra, pertanto resta una sola strada.. la ricerca di una terza
posizione che ammetta entrambe le ambizioni e le soddisfi senza negarle: la
"trinità" (non è curioso come il monismo di una sola soluzione sia trina in se
stessa?!)
Matrix non pretende di spiegare "come",
casomai cerca di offrire "che cosa" fare.. ma soprattutto prova ad aprire la
mente verso una diversa dimensione esistenziale.. "offrire l'altra guancia" a
se stessi disponendoci accoglienti verso la nostra imperfezione e la nostra
natura sbagliata, accettarci come "Figliol prodighi" ogni volta che decideremo
di tornare a casa dopo che "nient'altro che" (cfr. Pirsig) la nostra natura ci
avrà portato lontano sfidando le colonne d'Ercole della vita di ciascuno.. e
sarà proprio in questo gesto di accoglienza, in questo gesto di affetto per la
nostra solitudine, che diverremo consapevoli del nostro incancellabile "peccato
originale", una colpa che nulla può lavare, da cui nessuno è innocente, che
possiamo solo scegliere di perdonare o nascondere: quella di essere uomini e
donne, quella di accettare ciascuno per come è non per come lo vorremmo,
consapevoli che non esistono né eroi né spose, né giusti né sbagliati, né bianco
né nero..
Sono il primo a "ridere di me" (cfr. Vasco)
perché so che quand'anche predicassi bene, di sicuro razzolerei male, infatti
non sono capace di fare ciò che scrivo, a parte scriverlo.. e posso solo
affidarmi alla quintessenza delle illusioni umane, al tempo stesso fonte della
nostra massima forza e della nostra massima debolezza: la speranza.. la speranza
che fra coloro che ascoltano disposti ad "ingoiare" (ed è il caso di dirlo) la
pillola rossa, ci sia un eletto.. qualcuno che sappia capire e spiegare quello
che per me, ora, è in fondo solo "fantascienza".. come Matrix.
Paolo
A voi i limiti
A voi i preconcetti
A voi i ghetti
A voi le delusioni dell’atteso
A voi la presunzione di consacrare..
A me il peccato
A me l’avventura
A me le anime ed i corpi
A me le gioie dell’imprevisto
A me il rischio di sconsacrare..
Poiché io sono vita
Sono carne
Sono errore
Poiché in me vi è morte
Vi è spirito
Vi è giustizia
("A voi..
a me.." , Mauro Fragorzi )
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